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Con Leila, la Costituzione diventa faro per le religioni

20/11/2017

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“Leila della tempesta” è un dialogo sulla cittadinanza, l’emigrazione, la religione, il rapporto uomo-donna, la violenza in nome di Dio e la mistica del cuore. Al centro, insieme alla parola araba “Tadamun” che significa solidarietà e deriva da “damina”, includere, c’è la Costituzione. Al Teatro Cavallerizza 265 studenti del Moro, Tricolore, Chierici e Canossa di Reggio Emilia hanno assistito allo spettacolo teatrale prodotto da Casavuota per la regia di Alessandro Berti, che insieme a Sara Cianfriglia ha dato vita alla drammaturgia e alla voce dei due protagonisti, Leila e un monaco cristiano.

​ Il testo è basato sul libro “Leila della tempesta” scritto da padre Ignazio de Francesco, Monaco della Piccola Famiglia dell'Annunziata. “Nella costituzione la dignità delle persone precede tutte le possibili differenze e non è cancellata dalle differenze, al contrario ne viene esaltata” si legge nel libro ed edito da Zikkarion.

Lei, Leila, è una giovane tunisina di nome Leila, personaggio reale, giunta in Italia attraverso il mare e finita in carcere per commercio di stupefacenti. Lui, monaco cristiano, parla nella sua lingua e la stimola a riflettere sulle sue tradizioni e sull’incontro tra esse e quel testo fondativo della vita in Italia che è la Costituzione repubblicana. 

“La Costituzione difende i diritti religiosi di tutti, ha una universalità che le religioni non hanno, per questo ne hanno bisogno: Costituzione e religione devono camminare insieme” afferma padre Ignazio, che al termine dello spettacolo ha risposto alle domande degli studenti insieme a Marwa Mahmoud, responsabile dell’educazione interculturale per il centro Mondinsieme. “Più volte la Costituzione viene posta come faro e riferimento laddove i fedeli si perdono e hanno bussole che indicano strade deviate – dice Marwa – È il vero testo sacro ma laico, un arbitro tra fedi e religioni”.
​
L’evento rientra nel programma “I Saperi degli altri. La rete italiana della cultura popolare a Reggio Emilia” ed è stato promosso dall’ufficio Migrantes della Diocesi di Reggio Emilia in collaborazione con il centro interculturale Mondinsieme e il Comune di Reggio Emilia. “Abbiamo voluto organizzare qui questo spettacolo perché tratta un tema importante che riguarda trasversalmente il vivere civile e la convivenza delle diverse culture” dice il referente Migrantes, Francesco Braghiroli. Per Serena Foracchia, Assessora alla città internazionale e al dialogo interculturale del Comune di Reggio, “poter dare il benvenuto a studenti che si trovano per parlare di diritti, migrazione e Costituzione a teatro è segno del lavoro fondamentale che fanno le nostre scuole”.
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