![]() Cosa associamo alla parola “sport”? Abbiamo la stessa reazione quando i nostri atleti vincono o perdono delle sfide? La reazione è la medesima se hanno background migratorio? Troppo spesso le competizioni sportive e i loro esiti diventano un banco di prova sociale che lascia spazio a reazioni impulsive, dal carattere discriminatorio. Questo dovrebbe farci riflettere su come non siano ancora state prese misure atte a prevenire questa realtà razzista che serpeggia nei campi sportivi e di come siano ancora tollerati linguaggi d’odio, violenza e discriminazioni razziste. I valori intrinsechi delle pratiche e dell’educazione sportiva rimandano a un’idea di partecipazione, rispetto e collaborazione volta a potenziare le relazioni sociali in un’ottica inclusiva e solidale. Tuttavia il panorama sportivo attuale riflette la nostra realtà politica e sociale: non solo negli atteggiamenti ma anche nel codice normativo vi sono ostacoli che non permettono la piena partecipazione. Avere la cittadinanza italiana rimane ancora un impedimento alla piena realizzazione di una carriera sportiva per tutte le ragazze e i ragazzi con famiglie giunte in Italia anni fa. Che si tratti del tesseramento in una società dilettantistica o dell’accesso alle Olimpiadi, nemmeno lo Ius Soli sportivo e lo Ius Culturae sportivo sono riusciti ad estinguere i limiti nel libero accesso a queste attività. A nostro avviso quando si tratta di riconoscere e valutare la performance sportiva di unə atleta non può esistere alcun nazionalismo o alcuna discrezione. Si tratta di dare vita ai valori originari dello sport, superando ogni divisione. Si tratta di riconoscere e valorizzare talento ed impegno al di là di ogni differenza, aprendo le porte a tutte le opportunità. 𝑺𝒆 𝒍𝒂 𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂 è 𝒂𝒑𝒆𝒓𝒕𝐚 𝒑𝒆𝒓 𝒕𝒆, 𝒅𝒆𝒗’𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒂𝒑𝒆𝒓𝒕𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒕𝒖𝒕𝒕ə. 🎨 Grafica a cura di Nicole Ricchetti #ITACA #antidiscriminazione #controladiscriminazione #interculturalcities
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