I dati sono chiaramente in controtendenza rispetto alla distribuzione anagrafica della popolazione italiana, senz’altro meno giovane. Per fare un confronto è interessante conoscere i numeri che segnalano l’incidenza degli stranieri nelle diverse fasce d’età: essi rappresentano il 18,3% della popolazione reggiana totale tra i 15-24 anni e il 24,1% nella fascia 25-34 La partecipazione dei cittadini stranieri più giovani, tra i quali un certo numero è di seconda generazione, è proporzionata al loro numero? Esistono differenze importanti nei dati che descrivono l’accesso ai diversi servizi e livelli d’istruzione? E ancora: la Provincia e le scuole comunicano in modo efficace le possibilità offerte ai giovani, in particolare a quelli di origine straniera? Nella provincia di Reggio Emilia, il numero di giovani di origine straniera nella fascia d’età 15-19 è alto (15,3%). Le scuole superiori sono, perciò, uno spazio chiave da considerare, in cui si creano molte relazioni sociali e si conoscono le rispettive storie e culture. Ha origini straniere il 13,2% degli iscritti alle scuole secondarie di II grado della nostra provincia (2598 su 19685); di questi, il 14,5% è nato in Italia, numero aumenta con il diminuire della fascia d’età. Gli istituti che contano il maggior numero di studenti stranieri sono il Nobili e lo Scaruffi-Levi-Tricolore di Reggio Emilia e il Russell di Guastalla. Per quanto riguarda la provenienza, le tre nazioni più rappresentate sono Marocco, Albania e India, ma sono quasi 100 le nazionalità presenti nelle nostre scuole superiori. Borse di studio – Strumento molto diffuso nelle scuole superiori, la borsa di studio è un aiuto economico rivolto alle famiglie degli studenti. Nel triennio 2009-11 la Provincia ha concesso quasi 6500 borse di studio, tra quelle “base” e quelle con importo “maggiorato”, per chi nell’anno precedente ha avuto una media pari o superiore al 7 e per gli studenti in situazione di handicap. Le borse di studio sono concesse alle famiglie la cui condizione economica è inferiore a 10.632,94 euro (prima fascia Isee), con il requisito aggiuntivo che lo studente abbia terminato l’anno scolastico. Nel triennio di riferimento, i dati confermano l’importanza che studenti e famiglie di origine straniera attribuiscono a questa risorsa, visto che hanno avanzato il 43% delle domande totali, una percentuale in leggero ma costante aumento. Nell’anno 2010-11 le borse di studio concesse a studenti stranieri sono state 1000, mentre 1269 quelle a studenti italiani. In dettaglio, si scopre che il 40% delle borse assegnate a studenti meritevoli è andato a stranieri e di questi il 61% sono studentesse. Un dato in linea con quello relativo alle studentesse italiane, ma che senza dubbio ribalta un certo pregiudizio diffuso che vuole la donna poco valorizzata in culture diverse da quella occidentale. L’alta domanda di borse di studio da parte di famiglie straniere, oltre a ricordare che la differenza di reddito rispetto a quelle italiane è una tendenza molto diffusa, segnala un interesse forte nell’istruzione, che è vista anche come veicolo dell’integrazione e come possibilità di promozione culturale e riscatto sociale. Gli stranieri che fanno domanda di borsa di studio – e la ottengono – sono davvero molti e il dato può sorprendere: possiamo confutare così un pregiudizio sul rapporto degli immigrati con l’istruzione italiana. Università – Dopo il diploma per molti studenti si aprono le porte delle università. I dati che andiamo ad analizzare si riferiscono alle sedi reggiane dell’Università di Modena e Reggio Emilia. In città sono ospitati corsi di laurea di cinque facoltà: Scienze della Comunicazione e dell’Economia, Ingegneria, Agraria, Scienze della Formazione, Medicina. Gli studenti iscritti nell’anno 2010-11 erano 5712, numero che ha visto un costante aumento in questi primi anni di vita dell’Università a Reggio. Il dato che ci interessa di più, quello dei cittadini stranieri iscritti, è decisamente basso: 207, ovvero il 4% del totale. La media in Italia è di poco più bassa, ma ciò corrisponde a un’incidenza minore degli stranieri sulla popolazione totale. Invece, basta dare un’occhiata alle statistiche di altri Paesi europei per accorgersi che la situazione può essere molto diversa: gli studenti stranieri rappresentano il 10,9% del totale in Germania, l’11,2% in Francia e quasi il 20% nel Regno Unito. Numeri che sono sintomo di un’immigrazione più recente in Italia rispetto ai Paesi citati. Vedremo come cambieranno queste statistiche nei prossimi anni. Al di là del paragone con i dati europei e delle possibili spiegazioni che ne derivano, il dato che ci interessa e che andrebbe interpretato è quel 4%. Sarebbe certamente istruttivo conoscere idee e sensazioni di chi è studente universitario straniero nella nostra città. Tra le possibili spiegazioni, possiamo ipotizzare l’immigrazione tutto sommato recente. I giovani di seconda generazione sono una percentuale importante, ma non in età universitaria, bensì tra le fasce ancor più giovani della popolazione. Una buona fetta di stranieri fra i 20 e i 30 anni, invece, è arrivata in Italia alla ricerca di un lavoro, magari senza una famiglia al seguito che possa permettere un percorso di studi universitario. Proprio il costo che deve sostenere chi s’iscrive all’università è certamente un altro ostacolo per i giovani di origine straniera e le loro famiglie, che si trovano spesso in condizioni economiche difficili e possono contare su meno reti sociali. Bandi europei – Come ultimo parametro consideriamo due bandi provinciali rivolti ai giovani e co-finanziati dal progetto europeo Leonardo. Il programma 4T4EU prevede tirocini lavorativi in vari paesi europei per 100 giovani tra i 19 e i 32 anni, diplomati o laureati, disponibili sul mercato del lavoro e provenienti dalle cinque province dell’Emilia-Romagna che sono partner del progetto. I due bandi usciti nel 2011 hanno permesso a 100 ragazzi e ragazze di partecipare al progetto; tra di loro non c’era nessun cittadino straniero. Un secondo programma si chiama CompeTer – Nuove Competenze al servizio dello sviluppo Territoriale, e quest’anno ha offerto a 20 giovani residenti nella nostra provincia – diplomati o già laureati, ma non iscritti a un corso universitario – la possibilità di fare un tirocinio lavorativo in Spagna e Regno Unito. Un ulteriore requisito obbligatorio per i cittadini extracomunitari che vogliono partecipare è il loro status di residenti permanenti.A leggere la lista degli ammessi si scorge un solo ragazzo di origine straniera. I dati che descrivono l’accesso dei giovani stranieri a bandi lavorativi promossi dalla Provincia ripetono il copione già visto nell’ambito universitario, anzi la tendenza è ancora più marcata. Alle ipotesi e riflessioni avanzate in precedenza, ne vanno aggiunte altre. Certamente la comunicazione tra istituzioni e giovani è migliorabile: i canali informativi non raggiungono un’alta percentuale di ragazzi e ragazze in questa fascia d’età, anche perché dopo il diploma viene a mancare il ruolo di intermediario e amplificatore svolto dalla scuola. Un ostacolo, questo, esistente per tutti i giovani, ma in particolare per quelli stranieri, specialmente se vivono in Italia da poco tempo: la scuola è stata per loro e per le loro famiglie il riferimento istituzionale privilegiato, essendo obbligatoria e comunicando con i giovani nella maniera più diretta possibile. Al termine della scuola serve una bussola fidata che orienti e motivi i giovani – italiani e non – nel vasto mondo delle istituzioni che promuovono iniziative e possibilità a loro rivolte. Sono proposte preziose, che meritano di essere conosciute al meglio e da tutti i giovani che vivono, da più o meno tempo, nella nostra provincia.
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