![]() Oggi celebriamo il Tricolore italiano. È una giornata importante per il Paese e per la Città di Reggio Emilia. È un'occasione che ci permette non solo di commemorare la nascita del vessillo nazionale ma anche di riflettere sul suo significato e su quanto rappresenti ancora oggi per tutti noi. Nasce infatti il 7 gennaio 1797 in Sala del Tricolore a Reggio Emilia, durante il Congresso della Repubblica Cispadana, la bandiera Verde Bianca e Rossa, simbolo di indipendenza e unità nazionale nella Giustizia, nell’Uguaglianza e nella Legalità, senza i quali non possono esserci Dignità, Democrazia e Prosperità. Il nostro Tricolore, così come la nostra Costituzione, riassumono i naturali Diritti Umani. Sono fonte di ispirazione al progresso, a portare avanti un lavoro di cosciente responsabilità individuale e collettiva, a promuovere Leggi eguali che allarghino il riconoscimento dei diritti affinché non siano vissuti come privilegi e discriminazioni. Nonostante ciò, oggi esiste ancora un parallelismo, un doppio standard quando si tratta di democrazia, cittadinanza e giustizia. Esistono infatti cittadinə italianə de facto ma non de iure, il cui mancato riconoscimento giuridico pone grossi ostacoli al potersi autodeterminare e muovere liberamente. Esistono anche macchine burocratiche lente, in cui gli ingranaggi si rifanno a leggi obsolete e incapaci di rispondere alle dinamiche e ai rapidi cambiamenti sociali in atto da anni. Queste realtà amministrative, legislative e burocratiche partono spesso da ideologie che vedono la cittadinanza legata al sangue e che vedono alcune persone immeritevoli di libertà e diritti che in realtà ci appartengono per il solo fatto di essere umani. Questi diritti diventano concessioni e come tali arbitrarie, revocabili e incerte a causa di politiche inefficaci e incapaci, nel nome della sicurezza e della tutela di chi già è tutelatə, creano insicurezza, precarietà, ingiustizie, fomentando odio e allarmismi. Tutto ciò costituisce un razzismo di Stato invisibile, che agisce a livello sistemico insultando la dignità di milioni di persone. Ignoranza, incompetenza e relativismi ideologici non possono trovare spazio quando si tratta delle vite delle persone. I diritti umani non sono cedibili né tanto meno negoziabili. Urge dunque ripensare concretamente a un sistema legislativo, a un'organizzazione delle pubbliche amministrazioni e dei servizi di assistenza che rispettino e considerino quanto emerge dallə direttə interessatə, rimuovendo ostacoli e ingiustizie. Se è vero che il cambiamento deve avvenire in noi, acquisendo consapevolezza sui nostri privilegi e sulle realtà "altre" che ci circondano e che solo apparentemente non ci toccano, è altrettanto vero come questi cambiamenti debbano partire dall'alto. Non assuefarsi alle ingiustizie, manifestare, lottare e denunciare sono strumenti di democrazia che non possono coesistere con un sistema fatto anche di paure, ritorsioni e insicurezze. Non si tratta di una gentile concessione ma di rispettare quanto sancito dalla Costituzione Italiana, dal Testo Unico sull'Immigrazione, dalle Direttive Europee e dalla Dichiarazione dei Diritti Umani. Si tratta di responsabilità. 𝑺𝒆 𝒍𝒂 𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂 è 𝒂𝒑𝒆𝒓𝒕𝐚 𝒑𝒆𝒓 𝒕𝒆, 𝒅𝒆𝒗’𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒂𝒑𝒆𝒓𝒕𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒕𝒖𝒕𝒕ə. Vi lasciamo con un breve intervento di Clelia Bartoli, docente in Diritti Umani alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo: bit.ly/3v67hDy e al suo libro: “Razzisti per legge. L’Italia che discrimina” 🎨 Grafica a cura di Nicole Ricchetti #ITACA #antidiscriminazione #controladiscriminazione #interculturalcities
0 Comments
Leave a Reply. |
MondinsiemeLe attività e i progetti raccontati. Categorie
Tutti
|