L'Asgi, associazione di studi giuridici sull'immigrazione, ha stilato una breve sintesi sui punti salienti. La premessa storica è doverosa. Il 13 ottobre 2015, la Camera dei Deputati ha approvato a larga maggioranza il disegno di legge di modifica della legge n. 91/1992 in materia di cittadinanza. La riforma, che ha tratto impulso dalla proposta di legge di iniziativa popolare depositata, con oltre 200.000 firme, dalla campagna “L’Italia sono anch’io” nel 2012, rappresenta un importante passo in avanti, ampliando in modo significativo i casi in cui i minori nati o cresciuti in Italia possono acquistare la cittadinanza italiana. Le principali novità introdotte dalla riforma sono il cosiddetto ius soli temperato e una modalità di acquisto della cittadinanza assolutamente innovativa, da più parti definita ius culturae. In base al c.d. “ius soli temperato”, i minori nati in Italia da genitori stranieri acquistano la cittadinanza italiana, a condizione che almeno uno dei genitori sia titolare di permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo (in caso di genitori cittadini di Stati non appartenenti alla UE) o di diritto di soggiorno permanente (in caso di genitori cittadini di paesi UE). Secondo il principio dello ius culturae, invece, coloro che sono nati in Italia, ma i cui genitori non siano in possesso del permesso UE per soggiornanti di lungo periodo o di diritto di soggiorno permanente, e i minori stranieri arrivati in Italia entro il dodicesimo anno di età, potranno diventare cittadini italiani dimostrando di aver frequentato regolarmente, per almeno cinque anni, uno o più cicli nel sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale idonei al conseguimento di una qualifica professionale (se la frequenza riguarda un corso di istruzione primaria è necessaria la positiva conclusione dello stesso). In queste ipotesi, il minore acquista la cittadinanza italiana in seguito a una dichiarazione di volontà, presentata da un genitore all'ufficio di stato civile del Comune di residenza, entro il compimento della maggiore età del figlio. Altrimenti, il giovane potrà presentare direttamente la dichiarazione di volontà tra i 18 e i 20 anni. Una norma transitoria consentirà di ottenere la cittadinanza italiana anche alle persone titolari dei requisiti previsti per il cosiddetto “ius culturae” che, alla data di entrata in vigore della nuova legge, abbiano già superato il limite d’età previsto per la presentazione della domanda (20 anni), a condizione che possano dimostrare la residenza legale e ininterrotta sul territorio nazionale negli ultimi cinque anni. I cittadini stranieri che hanno fatto ingresso in Italia da minorenni, ma che non soddisfano i requisiti di cui sopra, ad esempio perché entrati dopo il compimento dei 12 anni, possono acquistare la cittadinanza italiana se dimostrano di essere legalmente residenti in Italia da almeno sei anni e di aver frequentato regolarmente un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo, presso gli istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione, ovvero un percorso di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale con il conseguimento di una qualifica professionale. Il disegno di legge prevede anche l’estensione da uno a due anni, dopo il compimento della maggiore età, del termine per la presentazione della dichiarazione di volontà ai fini dell’acquisto della cittadinanza italiana da parte di coloro che sono nati in Italia e vi abbiano risieduto legalmente senza interruzioni dalla nascita ai 18 anni, e si stabilisce infine l’esenzione dal pagamento del contributo economico per le istanze o dichiarazioni in materia di cittadinanza concernenti i minori. A seconda dei diversi casi, cambia infine l'ufficio al quale presentare la domanda, o l’ufficio di stato civile del Comune di residenza (nei primi due casi) o la Prefettura (nell'ultimo caso). Da oltre un anno, il movimento Italiani senza Cittadinanza si è mobilitato in tutta Italia con una campagna continua per chiedere che il Senato si esprima su una legge già discussa e votata alla Camera dei deputati, con lo slogan "Nati, cresciuti e non riconosciuti".
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