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Marwa e la conoscenza delle differenze religiose

2/2/2016

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Un incontro per conoscere le differenze religiose e mettere i punti sulle i ai luoghi comuni. Il 30 e 31 gennaio scorsi, la sezione Scout-Agesci di Imola ha invitato Marwa Mahmoud, responsabile per l'educazione interculturale di Mondinsieme, a un fine settimana sulle montagne dell'appennino bolognese per confrontarsi sul tema della religione musulmana. E' stata occasione, per i trenta giovani presenti, di fare tante domande, a cui Marwa non si è sottratta.

La storia di Marwa

Negli anni Settanta e Ottanta la mamma e il papà di Marwa hanno lasciato la loro terra, Alessandria D'Egitto, per trasferirsi in Italia.
Marwa è cresciuta qui,educata ed istruita in questo paese non ha avuto problemi d'integrazione. Parliamo invece di cosa ha conservato questa ragazza del suo paese, del suo continente natale,fra le tante altre cose. Se ci rivolgiamo a Marwa chiedendole una qualsiasi cosa, non risponderà “Io ho fatto” o “io sono”. Risponderà, invece, che lei è chi è grazie a…. che sa quello che sa grazie a...
Questo perché Marwa crede fortemente nell'Ubuntu. 

La fede nell'Ubuntu

Ubuntu è una filosofia Africana basata sull'empatia, significa “interdipendenza”. Ubuntu non è “io”, Ubuntu è “Noi”. Ubuntu è: “Come stai?” “Stiamo bene,grazie.” Ubuntu non è egoista è,invece collettivo,raccoglie,unisce,avvicina. Questa fonte d'informazione, che viene citata spesso da Nelson Mandela, ci porta a conoscere lati delle culture africane che spesso vengono schiacciati e annullati da notizie che spesso riguardano gli atteggiamenti di chiusura che, secondo il parere di Marwa, sono comprensibili ma non giustificabili.

Lo spettro del terrorismo

Le religioni di per sé educano alla pace e alla tolleranza. Tutte le religioni, ognuna a loro modo, sono state soggette a strumentalizzazione o a una lettura fanatica. Di per sè, si può essere estremisti per qualsiasi cosa. Più che religiosi, gli attentatori sono fanatici. In ogni atto terroristico compiuto in nome di una religione ci sono delle vittime primarie, ovvero i coinvolti e le loro famiglie. Poi ci sono delle vittime secondarie, ovvero tutti gli appartenenti a quella religione in nome della quale è stata compiuta violenza. E’ una convinzione comune nei paesi musulmani che l’Islam radicale sia violento e, quindi, sia impossibile la convivenza con i credenti estremisti “alla lettera”, ma solo con cosidetti “moderati”. I fanatici di ogni tipo non fanno confronti con l’”altro”, ed è significativo che la maggior parte delle vittime del terrorismo islamico e della guerra in corso ora tra Syria e Iraq siano musulmani.

Le due facce dell'integrazione

Si parla spesso della difficoltà che hanno gli stranieri ad integrarsi in questo paese. Ci si aspetta sempre che l'integrazione si presenti lineare quando, invece,  la realtà ci rivela l'esistenza di due fronti diversi, sopratutto nel modo di pensare, che si incontrano o si scontrano. La novità include sempre dei conservatori.

Io parlo la tua lingua?

La lingua rappresenta un ostacolo per la comunicazione dei migranti, soprattutto in Italia. Diversamente da molti altri paesi europei, non offre efficaci corsi di lingua, mancano le risorse e gli strumenti per imparare, creando così disagio tra stranieri e italiani. E' grazie alle attività di volontariato di migliaia di persone, come per esempio la rete Diritto di Parola a Reggio Emilia, che i servizi di sostegno e formazione linguistica sono portati avanti. Dall'altra parte, non vi sono investimenti sulla conservazione e della propria lingua madre al di là della sfera familiare: l'attenzione alla lingua dei genitori non significa voler escludere, anzi vuol dire coltivare in modo condiviso uan parte importante della propria identità. Voler rimanere legati alle proprie radici, per non dimenticare chi si è o si è stati, può essere un incentivo per inserirsi meglio in un nuovo contesto sociale.

Del velo e di altri precetti

Il Velo è un'altra delle caratteristiche che viene sottolineato dagli italiani come una sorta di “chiusura” di “non integrazione”. Contrariamente a quello che si pensa, il velo non è un parte dei cinque pilastri dell'Islam. Tuttavia, può essere considerato un precetto religioso da qualcuna, mentre altre ne fanno un elemento di rivendicazione identitaria, come una forma di protezione. Altre ragazze, ancora, lo indossano per senso di continuità culturale. La condotta che deve avere un buon musulmano, per essere riconosciuto tale, prima di tutto agli occhi del proprio Dio, poi degli altri fedeli, è indicata nel Corano, il testo sacro che conserva la parola rivelata al profeta Maometto, e nella Sunna, l'insieme di azioni, insegnamenti e rivelazioni di diversi momenti della vita del Profeta, una sorta di raccolta di parabole e racconti che guidano il comportamento dei fedeli attraverso cinque pilastri da seguire: riconoscere di appartenere ad una religione monoteista, pregare cinque volte al giorno, fare l’elemosina, visitare la Mecca almeno una volta nella vita solo se si ha la possibilità, digiunare durante il mese di Ramadan, che richiama il concetto di purificazione. Vi sono poi delle norme religiose concernenti l'alimentazione: il divieto di mangiare il maiale, nato come precetto igienico nei paesi caldi, oppure il divieto di bere alcolici, imposto piuttosto per evitare la condizione psicofisica in cui  una persona può trovarsi sotto il suo effetto.Un' altra caratteristica del buon religioso è quello di poter consigliare, ma non giudicare. La religione islamica è basata sull’intenzionalità e non sull'apparenza. A rivelarci non è ciò che indossiamo, ma ciò che si riflette nei nostri cuori.

Libertà religiosa

Come è scritto nell'art. 19 della Costituzione italiana ogni cittadino può professare la propria religione purché non leda i diritti del prossimo. E’ responsabilità dei fedeli segnalare gli estremisti, ma lo Stato dovrebbe garantire spazi dignitosi per professare il proprio culto. Riguardo agli attentati terroristici, i musulmani nei paesi non musulmani hanno doppia responsabilità, quella di “rendere conto” di eventi tragici. Ci vogliono "prese di distanza” forti, tuttavia ma è difficile “prendersi la responsabilità” di accadimenti simili. Piuttosto, occorrono “chiavi di lettura” per poter capire e potersi confrontare.

Famiglia e matrimonio

In molti paesi di tradizione musulmana, il matrimonio è vista più come una questione economica e culturale, piuttosto che religiosa. Altro tema su cui gli scout hanno chiesto chiarimenti a Marwa è quello della poligamia:  concepita dal Profeta come un modo per proteggere le donne sole, vedove orfane, è stato perpetuato in molti paesi a causa di miseria e ignoranza. Il concetto di inferiorità della donna non ha riscontro sui testi sacri, è esclusivamente legato alla tradizione dei diversi paesi che, pur avendo in comune la religione islamica, presentano differenze culturali. Riguardo ai matrimoni tra omosessuali, i paesi musulmani sono fermamente contrari, sulle posizioni della Chiesa cattolica: il matrimonio è un vincolo sacro imprescindibile per mandare avanti l’umanità. Tuttavia, la situazione si aggrava laddove l’omosessualità è percepita come un tabù e in molti casi ancora perseguita penalmente. Personalmente, Marwa ritiene che sulle unioni civili, tema all'ordine del giorno in Italia, ognuno avrà a cuore il suo libro sacro, ma tutti i cittadini dovrebbero seguire la Costituzione e così rispettare la libertà altrui. 
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