Il 14 Luglio 2016, lungo la Promenade des Anglais, 84 persone hanno perso la vita e molti sono stati feriti. Verso le 22.30, un camion ha travolto la folla sul lungomare pedonale dove francesi e turisti assistevano allo scoppio dei fuochi d’artificio della festa nazionale d'oltralpe, durante la quale si celebrano i valori della Rivoluzione Francese. L'obiettivo dell'incontro, presieduto dall'assessore Foracchia e dal presidente della Fondazione Mondinsieme, Matteo Rinaldini, è stato quello di trovare un modo per riflettere insieme su come contrastare episodi di violenza che colpiscono civili inermi sempre più spesso nelle nostre città. “Siamo consapevoli che non possiamo cambiare il corso della storia. Il Comune si assume l'impegno di prendere iniziativa – dice l'assessore Foracchia – C'è il timore che possa coinvolgere tutti noi, i nostri giovani che sono qui o all'estero, in viaggio. Abbiamo pochi strumenti e mezzi per comprendere a fondo cosa stia accadendo, vi è necessità di capire e riflettere insieme”. L'assessore ha ricordato che a Reggio Emilia è stato organizzato il percorso sul dialogo interreligioso “Siamo tutti sulla stessa panchina”, che ha portato centinaia di persone a parlare di diversità e religioni in Moschea, Parrocchia e Sinagoga. “Ora va sostenuto, è un'arma positiva che ci aiuta a ragionare insieme come comunità. Anche i percorsi interculturali all'interno dei cicli scolastici vanno rafforzati per prevenire il razzismo e la radicalizzazione delle posizioni religiose e politiche”. Abdellah El Abdaoui, referente del centro islamico di via Monari, ha messo l'accento sulla necessità di prevenire il disagio sociale che alimenta tali violenze, mentre Abdelkrim Ouargziz del circolo islamico di via Gioia sulla necessità di unione di ogni religione contro attacchi e posizioni che colpiscono ogni fedele. In dettaglio, Abdelkrim Ourgziz ha letto un messaggio in cui si riporta un distacco e una condanna precisa degli atti terroristici compiuti in nome dell'Islam citando anche passi del Corano. Le sue parole sono state appoggiate dai referenti delle altre due moschee della città presenti all'incontro: “Non dobbiamo rimanere con le mani in mano e limitarci a guardare con gli occhi fino a quando il crimine e il terrorismo avranno la meglio in ogni parte del mondo – ha scritto il Circolo di via Gioia - Il nostro motto dovrà essere l'unità e la solidarietà del nostro paese, ovvero l'Italia, specialmente la nostra città Reggio Emilia, e tutti i paesi a noi circostanti. Noi ci impegniamo ad aiutare le autorità per la sicurezza del nostro paese, per vietare che ci siano degli intrusi simili a questi all'interno della nostra società europea, che condanna qualsiasi tipologia di violenza, estremismo e terrorismo”. Anche la Diocesi di Reggio Emilia ha portato la sua voce, attraverso don Romano Zanni, in rappresentanza del vescovo Camisasca. Don Zanni, Vicario Episcopale per la Carità e le Missioni, ha confermato la posizione della Chiesa reggiana di continuare l'impegno sul dialogo interreligioso, come dimostrano, tra gli altri, i progetti di accoglienza della Caritasm e le parole di don Paolo Cugini, parroco di Regina Pacis e uno degli animatori dell'iniziativa “Siamo tutti sulla stessa panchina”: “Se in alcuni provoca voglia di vendetta e alimenta rancori contro gli stranieri, per chi lotta e lavora tutti i giorni per un mondo più giusto la tragedia di Nizza conferma l'esigenza di continuare nel cammino del dialogo e dell'approfondimento – ha scritto don Cugini in un testo raccolto da Mondinsieme – La conoscenza è senza dubbio la forma migliore di prevenzione contro qualsiasi tipo di odio”. Layla Youssef, dell'associazione Donne migranti in Emilia-Romagna, ha detto che “i profili di questi attentatori vanno dai 18 ai 35 anni, sono piccoli delinquenti che bisogna capire come individuare nella comunità musulmana: non è più sufficiente dire che la religione islamica è pacifica, non è sufficiente dissociarci, occorre fare delle azioni nei centri islamici per difendere la nostra religione”. Per questo Abdelhakim Bouchraa, giovane del centro islamico di via Monari, ha specificato che “l'obiettivo del terrorismo è rubare la quotidianità. Bisogna proseguire il percorso di confronto nel centro islamico, in periferia, nelle carceri, perché siamo davvero tutti sulla stessa panchina”. Il presidente dell'associazione Senegalese, Babacar Diop, pensa “Ai figli che vanno a scuola, perché nelle scuole non si parla di religione musulmana. Credo sia importante parlare insieme con gli italiani dell'Islam perché ci sono occasioni di confronto solo nel periodo del Ramadan o quando ci sono gli attentati. Prima di dire che sono attentati islamici, bisogna dare peso anche al disagio che possono subire i musulmani”. Babacar, inoltre, ha aggiunto che “la situazione dei ragazzi che passano tempo in stazione non va bene”. Gli fa eco Youness Warhou, dell'associazione Re-Generation e da poco eletto consigliere della Fondazione Mondinsieme quale rappresentante dei soci partecipanti: “Bisogna lavorare sui giovani per evitare emarginazioni perché l'emarginazione è una delle tante cause che porta i giovani a compiere atti terribili come questi”. “C'è un disagio nel vedere ciò che è successo, ma anche nel modo in cui essere solidali – dice Matteo Rinaldini, presidente di Mondinsieme – Va bene mettere la bandiera dei paesi attaccati per essere solidali, ma non bisogna fermarsi li benché sia una legittima reazione. Dovremmo fare un passo in più: l'Europa non è il continente dove avvengono più attacchi terroristici e se non lo diciamo si alimenta la teoria per cui gli attacchi terroristici siano solo contro gli occidentali, solo in Europa. Entriamo maggiormente nei dettagli, organizziamo iniziative più specifiche”. Per il direttore del centro interculturale, Mario Cipressi, la presenza e gli interventi delle associazioni sono un chiaro messaggio di solidarietà e reazione che accomuna le nostre città: “Dobbiamo impegnarci per vincere il disagio, coinvolgere i centri islamici in modo strutturato e ogni associazione impegnata nel confronto interculturale, a partire dalle famiglie e dalle periferie, anche con cammini di assistenza spirituale nelle carceri e non solo. Far conoscere i progetti di scambio e conoscenza, non solo dell'Islam ma della nostra società plurale, inoltre, è importante per sostenere la coesione sociale contro derive di razzismo, che potrebbe crescere innanzi alle violenze inaudite degli attacchi terroristici. Il racconto della diversità e dell'armonia è quello che deve appassionarci e coinvolgerci, non quello della guerra, della morte o della paura, che dobbiamo invece affrontare e vincere”. Il testo completo scritto dal Circolo Sociale Culturale Comunità Islamica di Reggio Emilia, letta da Abdelkrim Ouargziz e appoggiata dalle altre due moschee della città (Associazione Comunità Islamica Reggiana, Centro islamico – Moschea di Reggio Emilia): |
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