![]() Noi siamo Malala è il titolo di uno spettacolo che è stato prima di tutto un processo che ha coinvolto diversi livelli: la regia tra parti ballate e recitate, arte visiva, la coreografie delle danze e la stesura di contenuti che potessero abbracciare l’universalità e la linearità del pensiero di Malala, un pensiero maturato direttamente dalla sua esperienza di vita. Malala Yousafzai è quindi la figura simbolica intorno alla quale ruota questo progetto di sensibilizzazione al diritto allo studio e ai diritti delle donne, proprio là dove questi diritti sono acquisiti e non percepiti più come tali. A parlare di questo, con il corpo e la voce, sono cento giovani interpreti che, con intensità e vivacità, prendono spunto da una storia che ha toccati il cuore dell’umanità. Ma perchè questo spettacolo? Da tempo Malala è simbolo di giovani donne e uomini che combattono per il diritto alla cultura e al sapere messo in pericolo da guerre, intolleranze e povertà. La voce di Malala è diventata la voce di tutti i bambini a cui questi diritti sono negati, la sua stessa vita è per loro fonte di ispirazione e incoraggiamento. I giovani oggi, qui da noi, danno per scontato l’accesso alla cultura e spesso vivono la scuola come un obbligo e non come un diritto. “Comprendiamo l’importanza della luce quando vediamo l’oscurità, comprendiamo l’importanza della nostra voce quando veniamo zittiti, allo stesso modo in Pakistan abbiamo compreso l’importanza delle penne e dei libri quando abbiamo visto le armi” ![]() Per tre volte il nome e l’immagine di Malala Yousafzai fa il giro del mondo. La prima è il 9 ottobre 2012 quando, sul vecchio bus che la riporta a casa da scuola, un uomo le spara colpendola in pieno volto e lasciandola in fin di vita. Ha solo 15 anni, ma per i talebani è colpevole di aver trasgredito la legge islamica che vieta alle ragazze di ricevere un’istruzione. La seconda è il 12 luglio 2013 quando, reduce da una lunga serie di operazioni che le hanno salvato la vita, ma non l’hanno del tutto guarita, pronuncia un toccante discorso davanti all’assemblea delle Nazioni Unite per ribadire che “un bambino, un insegnante, un libro, una penna possono cambiare il mondo” e che senza istruzione non c’è pace e non c’è libertà. La terza volta è il 9 ottobre 2014 quando, la più giovane di sempre, vince il Nobel per la Pace. Con questa motivazione “nonostante la sua giovane età, Malala Yousafzai ha mostrato con l’esempio che anche bambini e giovani possono contribuire a cambiare la loro situazione. E l’ha fatto nelle circostanze più pericolose”. A poche ore di distanza Malala riceve anche il World’s Children’s Prize. Milioni di bambini di 110 diversi Paesi hanno votato per lei. Per ragioni di sicurezza oggi vive in Inghilterra dove continua la sua battaglia a favore dei diritti delle ragazze e dei ragazzi in tutto il mondo attraverso il Malala Fund. Una produzione di EIDOS DANZA in collaborazione con COMUNE DI REGGIO EMILIA, CENTRO INTERCULTURALE MONDINSIEME e con il supporto di DIFFUSIONE TESSILE, LANDI RENZO, AUTOLUNA, MATELLI ideazione MARINA BLASI, ELISA DAVOLI drammaturgia e regia ANTONELLA PANINI coordinamento MARWA MAHMOUD, DAMIANO RAZZOLI coreografie ELISA DAVOLI, SABRINA DI LECCE, FEDERICA GALIMBERTI interpretate da allievi e solisti di EIDOS DANZA musiche originali GABRIELE MAMMI, IHSANE AIT YAHIA recitazione live a cura di ARS VENTUNO TEATRO CORREGGIO coro di voci bianche della SCUOLA MEDIA A. MANZONI
0 Commenti
Il tuo commento verrà pubblicato subito dopo essere stato approvato.
Lascia una Risposta. |
MondinsiemeLe attività e i progetti raccontati. Categorie
Tutti
|